Il Coelacanth (dal greco coelia, "vuoto", e acanthos, "spina") è un rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci che si conosca. Secondo i fossili ritrovati, è apparso per la prima volta nel medio Devoniano, circa 390 milioni di anni fa. Si pensava che fossero estinti sin dal Cretaceo, fino a quando un esemplare venne pescato nel 1938 in Sudafrica, nel fiume Chalumna. In seguito furono trovati altri esemplari nelle isole Comore, Sulawesi, in Indonesia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar e in Sudafrica, nell'area protetta St. Lucia. Il primo ritrovamento in Sudafrica 1938 Una mattina del 1938, nel museo nazionale di East London (Sud Africa), un pacco abbastanza grande faceva mostra di se sulla scrivania della conservatrice del museo. Il pacco era stato portato da un pescatore. La conservatrice del museo, la signora Latimer, aprì cautamente il pacco - quasi prevedendo ciò che esso conteneva - e rimase a fissare il mirabile contenuto. «Uno strano pesce con gli occhi fosforescenti. Il suo corpo aveva un colore blu acciaio, metallizzato quasi, presentava delle macchie bianche. Le squame avevano un aspetto pietroso: erano - infatti - molto dure, e i denti erano piccoli, numerosi, conici e appuntiti». Lo stato di conservazione del pesce non era comunque ottimo, presentava infatti ampie tracce di decomposizione in atto. L'analisi della dottoressa Latimer continuò con cura, mentre una sottile voce cominciava nella sua mente a sussurrare un nome: coelacanth.
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Il Coelacanth e la sua scopritrice, Marjorie Courtenay-Latimer |
La Conferma di James Smith Per essere sicura della sua intuizione, la dottoressa Latimer, interpellò il più famoso ittiologo sudafricano, James Smith, il quale confermò l'eccezionale ritrovamento: si trattava proprio di un esemplare vivente di Coelacanth. L'animale rinvenuto, secondo le analisi condotte, aveva mantenuto inalterata la sua fisiologia, mantenendosi identico agli stessi esemplari che vivevano nell'epoca mesozoica (da 254 milioni a 64 milioni e mezzo di anni fa). Per effettuare studi più approfonditi, era necessario poter disporre di un celacanto in ottimo stato di conservazione e per tanto una fitta battuta di ricerca venne effettuata nella zona dove si era pescato l'esemplare. Le attese tuttavia furono deluse, in quanto nessun altro esemplare benne pescato. Successivi ritrovamenti Nel 1952, invece, a largo delle Isole Comore (pressi Madagascar - oceano Indiano) venne pescato un altro esemplare di Coelacanth. Le novità, però, non finirono con il ritrovamento del pesce, perché di lì a poco si apprese che gli indigeni dei luoghi quel pesce lo conoscevano bene, al punto che erano soliti cucinarlo e mangiarlo in salamoia e ne utilizzavano la dura pelle come una carta abrasiva. Gli esemplari che fu possibile pescare al largo delle isole Comore furono numerosi. Agli studiosi apparve chiaro come nei fondali di quelle isole vi fosse un'intera colonia di quel mirabile pesce, ma ciò nonostante nulla si era riusciti a capire o ad apprendere circa le abitudini di vita del Coelacanth. Il 28 ottobre 2000, nelle acque protette dell'area di St. Lucia, al confine con il Mozambico, i tre sommozzatori Pieter Venter, Peter Timm, e Etienne le Roux trovarono un coelacanth alla profondità di 104 metri. Dopo essersi autorinominati "SA Coelacanth Expedition 2000", il gruppo ritornò alla carica, questa volta dotato di equipaggiamento fotografico e altri sommozzatori pronti a seguirli. Il 27 novembre quattro di essi (Pieter Venter, Gilbert Gunn, Christo Serfontein e Dennis Harding) trovarono 3 celacanti, dei quali uno era lungo tra 1,5 e 1,8 metri, mentre gli altri misuravano circa 1/1,2 metri. I subacquei riuscirono a fotografare e filmare gli animali, ma purtroppo una volta riemersi Dennis Harding morì a causa di un'embolia cerebrale nello sforzo di aiutare Christo Serfontein che aveva momentaneamente perso conoscenza. |
Caratteristiche E’ un pesce di grosse dimensioni e può arrivare fino ai due metri di lunghezza e gli 80 Kg. di peso. Vive in media 60 anni, preferisce nuotare in profondità e predilige andare a caccia durante la notte. Si nutre di anguille, razze, piccoli squali e calamari. Nuotano in modo particolare, in quanto muovono le pinne a coppia, o le due anteriori, le pettorali o le due posteriori le pelviche. Le femmine hanno un periodo di gestazione di tre anni. Le macchie hanno una funzione importantissima, variando da individuo a individuo fungono da vere e proprie impronte digitali. Vivono in grotte che abbandonano solo di notte, in non più di quattro individui. Gli studiosi hanno capito che tale convivenza è forzata e non risponde a nessuno schema sociale, essendo il celacanto un animale solitario. Il coelacanto non ha mezze misure nelle sue battute di caccia: poca tecnica e molta forza, fanno si che pochissime prede riescano a sfuggire. Appena vede una preda innanzi a sé, il coelacanth accelera fulmineamente, spalanca la bocca (grazie anche a una speciale articolazione tra le ossa del cranio fino ad allora trovata solo su resti fossili) e inghiotte la preda in un solo boccone. Dato che il coelacanth si muove solo di notte, si è posto il problema di come faccia a "vedere" le prede, considerando che a circa 200 metri di profondità regna il buio assoluto. Gli studiosi son partiti dal fatto che il celcanto (risparmiatore fino all'eccesso di energia) attacca solo le prede che gli si pongono davanti, la sua azione è rapida e calcolata e soprattutto precisa. Dopo mesi di studi, sono riusciti ad individuare all'estremità del capo un sensore che hanno chiamato organo rostrale. Tale organo, pare, sia in grado di percepire le piccole scariche elettriche emesse dalle contrazioni muscolari dei pesci che nuotano avanti al coelcanth, fornendo adesso l'esatta posizione della preda da attaccare. |
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Il Coelacanth ritenuto estinto, è invece ritornato prepotentemente alla ribalta, dimostrando che l'adattamento o l'evoluzione non sempre è necessaria per la conservazione di una specie. Le ricerche su questo pesce, ovviamente non sono terminate. Ciò ha fatto forse fin troppa pubblicità a tale animale che adesso rischia, in appena un secolo, ciò che il tempo non è riuscito a fare in 400 milioni di anni, l'estinzione. Un enorme numero di Celacanti giacciono impagliati sulle bancarelle presso le isole Comore. |
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